Ghana …. un altro mondo, dove i bambini sono felici!
Abor (Ghana) In My Father’s House – Children’s Village – 13 ago 13 h. 6.00
La notte prima siamo arrivati molto tardi, dopo il lungo viaggio dall’Itaia. Quella mattina mi sono comunque svegliato da solo, forse sentendo dei canti che provenivano dalla vicina chiesa, Daniele dormiva ancora.
Un pò incuriosito e un pò dando per scontato che le ragazze fossero già in chiesa, mi preparo abbastanza velocemente per raggiungerle. Dopo pochi minuti arrivo e sento Padre Peppino che recita l’omelia…, mi faccio coraggio ed entro.
Sono l’unico bianco, oltre a Padre Peppino, ci sono un centinaio di persone, tutte di colore e moltissimi bambini, a prima vista abbastanza ben vestiti. Mi metto in fondo in un angolo e ascolto la messa, che sento subito essere molto diversa dalle nostre in Italia.
L’attenzione e la partecipazione è altissima, grandi e piccini molto coinvolti, nell’ascoltare, nel cantare, nel pregare, nel ballare…., nello stringersi la mano tutti insieme, a formare una unica grande catena senza interruzione, per pregare insieme il Padre Nostro.
Mi sento osservato, mi guardano ma sento che mi stanno accogliendo, mi stringono le mani per pregare insieme, come fossi uno di loro.
Come in Italia ad un certo punto ci si stringe la mano in segno di pace, ma lì cominciano ad arrivare da ogni parte della chiesa tutti i bambini, erano tantissimi, che uno alla volta e ordinatamente, vogliono stringermi la mano…. e lo fanno guardandomi ognuno con i loro occhioni diritto nei miei, mi viene il magone.
La messa finisce, le persone escono ed io insieme a loro…. sui gradini della chiesa cominciano ad avvicinarsi due bambini, poi un altro, poi altri ancora ….. Cominciano a presentarsi, a parlare in inglese, a scherzare, a giocare.
Loro sono contenti, curiosano, guardano la telecamera e mi toccano, mi toccano tantissimo, sopratutto i capelli, le braccia e i polpacci, mi toccano e ridono perchè ero diverso da loro. Per un secondo ho avuto una sensazione non piacevole, non siamo abituati a sentirci toccare, ma li era così ed è passata subito….
Scherzano e scherziamo, cerchiamo di capirci e mi “invadono” quando propongo loro di fare un filmato tutti insieme. Faccio fatica a contenerli ma tutto è molto bello e spontaneo; ci autoriprendiamo, ci mettiamo in posa, scatiamo e guardiamo e poi ancora e ancora. Hanno voglia di giocare, mi chiedono “beach, beach…” facendomi capire se domenica li avessi portati al mare, mi dicono di chiedere il permesso a Frank, il manager del villaggio.
Solo 24 ore prima ero nel nostro mondo, frenetico e ricco, ora ero li a piangere nel vedere bambini che esultano per quello che da noi sarebbe il niente, o quasi… Io credo di essermi reso conto, come in quel momento il senso del mio viaggio fosse già stato raggiunto e di aver vissuto in quei pochi minuti una delle esperienze ed emozioni più forti della mia vita, che le immagini e le parole possono solo marginalmente descrivere.
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